lunedì 29 aprile 2019

LETTERA/DISCORSO DEL PRESIDENTE A TUTTI I LAVORATORI


 

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LETTERA/DISCORSO DEL PRESIDENTE
A TUTTI I LAVORATORI
Domenica, 28 Aprile 2019

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Cari lavoratori, care lavoratrici,

vi porgo un caloroso saluto, mostrando la mia vicinanza a tutti voi, con questa mia missiva/discorso, in occasione del “Programma Nazionale dei Lavoratori” che stò ultimando, orientato ad attuarlo prima possibile. Si, si tratta proprio di un Programma di attività sindacale sul territorio, nelle periferie, dove si trova la maggior parte degli esclusi dal lavoro, dei giovani disoccupati, delle donne alle quali è negato un lavoro e così via, un programma strutturato in diversi punti, che rappresentano gli obiettivi di tutti i lavoratori onesti che hanno il diritto di lottare contro il sistema lobbistico/massone attuale, che ha contribuito a creare una situazione economica prettamente di mercato, incentrata sul fare soldi, anziché impegnarsi e lavorare sempre più per una economia sociale, incentrata sullo sviluppo del lavoro e dell’occupazione di tutte le persone.
Ebbene si, al centro del nostro impegno sindacale ci stanno “LA PERSONA ED IL LAVORO”. Ed a proposito, riporto qualche stralcio del discorso di “PAPA Francesco” fatto ai Delegati della C.I.S.L. nel Giugno 2017 (n.d.r.), discorso che faccio mio, in quanto Cristiano praticante ed orgoglioso di esserlo ed in secondo luogo poiché in linea con la politica aziendale del Sindacato che rappresento. -  Persona e Lavoro, due parole che possono e devono stare insieme. Perché se pensiamo e diciamo il LAVORO senza la PERSONA, il lavoro finisce per diventare qualcosa di disumano, che dimenticando le persone, dimentica e smarrisce sé stesso. Ma se pensiamo la PERSONA senza LAVORO, diciamo qualcosa di parziale, di incompleto, perché la persona si realizza in pienezza quando diventa lavoratore, lavoratrice; perché l’individuo si fa persona quando si apre agli altri, alla vita sociale, quando fiorisce nel lavoro. Certo, la persona non è solo lavoro…… Dobbiamo pensare anche alla sana cultura dell’ozio, di saper riposare.
Questo non è pigrizia, è un bisogno umano. Quando domando ad un uomo, ad una donna che ha due, tre bambini: “Ma, mi dica, lei gioca con i suoi figli? Ha quest’ozio? – “Eh, sa, quando io vado a lavoro, loro ancora dormono e quando torno, sono già a letto”. Questo è disumano.
Proprio per la situazione economica di mercato, incentrata sull’incremento economico delle casse aziendali e dei sindacati confederali compresi, di cui fa parte la CISL, proprio quell' O.S., cui PAPA FRANCESCO si è rivolto e che da tante testimonianze, fatti concreti e documentabili si può dimostrare come il loro servizio di assistenza sindacale si è spostato a favore più delle aziende che dei lavoratori a danno proprio di tutti i lavoratori disoccupati, dei senza lavoro, degli esclusi e disinteressandosi del benessere economico ed occupazionale dei lavoratori attualmente impiegati, costretti a turni di lavoro disumani, nella lotta per la difesa dei diritti e per la salvaguardia della dignità di tutti i lavoratori, ecco perché è di fondamentale importanza, attivarsi per affiancare al lavoro la cultura del riposo dovuto. Perché la persona non è solo lavoro, perché non sempre lavoriamo e non sempre dobbiamo lavorare. Da bambini non si lavora e non si deve lavorare. Non lavoriamo quando siamo malati, non lavoriamo da vecchi. (PAPA FRANCESCO).
Un accenno a cui non è riconosciuto il diritto ad una giusta pensione. Le “pensioni d’oro”   sono un’offesa al lavoro, non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno si che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni. Oggi a livello governativo, sembra sia cambiata la direzione e si stia agendo per riequilibrare la quantità di ricchezza nazionale, agendo appunto sulle pensioni di un certo budget, controllando ai percettori di pensioni d’oro se possedevano i requisiti al tempo in cui gli hanno erogato, così tanta pensione a fronte di coloro che hanno lavorato una vita intera, vedendosi accreditare una “pensione di fame”. Questa è una società stolta e miope che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti. Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni, che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità. E’ allora urgente un nuovo patto sociale umano, un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro per tutti i lavoratori ed in modo particolare per chi si trova nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare. (Qualcosa in merito l’attuale Governo stà facendo, sperando non sia solo qualcosa, ma azioni concrete.). Per questo noi lottiamo, perché i diritti e la dignità di tutti i lavoratori non siano degli “optional”, ma dei valori essenziali che appartengono a tutti gli esseri umani ed in quanto tali, tutti i propri simili hanno il dovere di portare rispetto, alla luce dell’art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita:
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità  sociale [XIV]
e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso [292, 371, 481, 511, 1177], di razza, di lingua
[6], di religione [8, 19], di opinioni politiche
[22], di condizioni personali e sociali.
E `
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono
il pieno sviluppo della persona umana
e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del
Paese.

Oggi più che mai, il Sindacato in generale, ha due sfide epocali da affrontare e che bisogna vincere e noi come Sindacato S.A.NA.MAR. siamo pronti a raccogliere questa sfida insieme a tutti voi lavoratori onesti, umiliati, disoccupati, giovani, donne, esclusi, perché troppo vecchi per essere assunti e troppo giovani per andare in pensione…. La nostra unica e solo domanda che vi facciamo è questa:
“Ma è proprio questo quello che vi meritate e quello che volete?” Abbiate il coraggio di alzare la testa!
La prima sfida riguarda la natura stessa del Sindacato, la sua vocazione più seria. Il Sindacato è espressione del profilo profetico della società. Il Sindacato nasce e rinasce   tutte le volte che dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il lavoratore “discriminato e stressato dagli orari di lavoro disumani che gli fanno fare, smascherano i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, difende gli ultimi”. Ma oggi i Sindacati cosiddetti "maggiormente rappresentativi" hanno assunto un' identità che li ha portati a somigliare troppo alla politica, o meglio ai partiti politici, nel loro linguaggio, nel loro stile, perdendo così la loro natura di rappresentanti e difensori dei lavoratori.
La seconda sfida: - Dal discorso di PAPA FRANCESCO: “l’innovazione. In riferimento alla natura profetica del Sindacato, i profeti sono delle sentinelle, che vigilano nel loro posto di vedetta. Anche il sindacato deve vigilare sulle mura della città del lavoro, come sentinella che guarda e protegge chi è dentro la città del lavoro, ma che guarda e protegge anche chi è fuori dalle mura. Il sindacato non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione. Questo và fatto, ma è metà del vostro lavoro. La vostra vocazione è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dei diritti e dalla democrazia.
Cari lavoratori e lavoratrici, so bene che oggi è difficile far fede sul sindacato ed io sono uno che del sindacato non ha avuto alcun bene. Ho dovuto costituire un mio sindacato ed oggi ne sono orgoglioso, perché ho tutte le carte in regola per poter riportare il Sindacato alla sua vera ed autentica natura, al servizio unico ed esclusivo di tutti i lavoratori con l’obiettivo di riportare in alto i diritti e la dignità di tutti i lavoratori, però tutto questo mi è impossibile realizzarlo da solo, ecco perché vi ho detto precedentemente "Abbiate il coraggio di alzare la testa", perché se condividete la politica del SANAMAR, insieme, possiamo cambiare le sorti di tutti i lavoratori impiegati e di chi è tutt'oggi discriminato. L’economia ha dimenticato la natura sociale che ha come vocazione, la natura sociale dell’impresa, della vita, dei legami e dei patti. Ma forse, la nostra società, no forse, sicuramente non capisce il sindacato perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei “diritti del non ancora”, nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro. Pensiamo al 40% dei giovani da 25 anni in giù, che non hanno lavoro.
Il tempo è giunto, il tempo si è compiuto. I nostri posti per iniziare il cambiamento saranno appunto le periferie, i luoghi dove ci sono gli scartati dal lavoro, dove esistono famiglie in cui il capo-famiglia non lavora. Io vi chiedo solo di unirvi a noi. Cambieremo le sorti di tutti i lavoratori discriminati, scartati, umiliati, licenziati e di tutti i lavoratori obbligati al silenzio e tenuti sotto ricatto con la paura di essere licenziati al minimo accenno di ribellione per la difesa dei propri diritti. Non abbiate paura. Osate. Prendiamoci ciò che ci hanno tolto.
Vi abbraccio di vero cuore, con grande affetto!

                                                                              Sindacato S.A.NA.MAR.
                                                                                       IL Presidente
                                                                                                   

Nessun commento:

Sindacato, un appellativo che oggi confonde!

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